Chianca leccese… un cult delle terrazze salentine!

La “chianca” è una lastra di pietra calcarea pugliese.

Le sue caratteristiche di impermeabilità e di ottima resistenza all’usurabilità hanno fatto di questa pietra la regina dei tetti delle case salentine.

Usata in copertura per il lastrico solare, il cosiddetto “chiancatu”, la chianca è diventata fin dai primi del ‘900 il materiale privilegiato per le coperture piane e praticabili tipiche del leccese.

La chianca, grazie alla sua durabilità e alla facile reperibilità nelle zone del leccese, si ritrova sovente posata anche a pavimento per le strade dei centri storici e nei cortili delle abitazioni.

L’origine del nome è incerta, anche se sembra derivi dal latino “planca” asse, tavola, lastra.

Le chianche sono estratte dalle cave locali di pietra leccese in blocchi  aventi un formato di 25x35x50 cm.

La lastra presenta i caratteristici segni del taglio paralleli. Il blocco da cui viene ricavata è infatti segato su un bancale semiautomatico a più lame parallele oscillanti. Da ogni blocco si ottengono mediamente cinque o sei lastre del formato 50×35 cm.

Nei vecchi edifici è facile invece ritrovare formati un po’ più grandi del corrente 50x35cm e spessori molto variabili che derivano dalla lavorazione manuale dei conci estratti anch’essi a mano!

foto-chianche

I diversi spessori delle chianche lavorate a mano visibili su queste chianche recuperate da un vecchio tetto

Gli spessori che oggi si trovano in commercio variano da 3,5 cm fino a 8 cm, i formati di dimensioni maggiori vengono invece solitamente preparati su ordinazione.

Il concio estratto può avere un periodo di esposizione all’aria che favorisce il consolidamento della pietra e quindi delle sue proprietà.

Oggi i cicli di produzione sono molto rapidi e prevedono l’utilizzo immediato dei conci estratti, un fattore che potrebbe incidere negativamente sulla qualità della prestazione della chianca, per cui è raccomandabile accertarsi della corretta e accurata posa in opera del lastricato solare.

L’esposizione all’aria aperta della pietra ne modifica l’aspetto, senza alterarne le qualità. La superficie esposta si riveste infatti di colonie di licheni che le conferiscono il caratteristico colore grigiastro. Anche la presenza di impurità (in particolare ossidi) può comportare la variazione nel tempo della colorazione, uniforme o a macchia, della patinatura superficiale  (colorazioni, brune, verdastre o rugginose).

Visibili sulla superficie ormai grigiastra di questa vecchia chianca licheni e muschi stratificatisi nel tempo

Visibili sulla superficie ormai grigiastra di questa vecchia chianca licheni e muschi stratificatisi nel tempo

Tecnicamente le chianche vengono posate su uno strato di tufina secca, necessario per l’allettamento. La lastra è infatti semplicemente appoggiata sullo strato di sottofondo senza l’utilizzo di colle o materiali di altro genere. Il posatore completa la posa della lastra con la battitura mediante un martello in gomma o legno, fino al raggiungimento della pendenza giusta della singola lastra. Tra le lastre viene lasciato uno spazio di circa 1 cm per la malta di sigillatura, che da queste parti si chiama comunemente e in forma dialettale “chiamentu” dal latino *clavimentum appunto “chiusura”.

La chianca costituisce ad oggi pressoché l’unico materiale di rivestimento delle coperture dei tetti piani delle costruzioni salentine. L’ottimo comportamento nel tempo e la facile posa in opera hanno fatto di questa pietra locale il primate indiscusso delle terrazze del leccese.

Troverete degli interessantissimi articoli di approfondimento ai link qui sotto. Buona lettura!

http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/09/13/la-chianca/

http://www.micello.it/le-coperture-piane-in-pietra-leccese/

 

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